Ogni volta che usciamo allestiamo il corpo a bugia
Gli orecchini di ciliegia, la scrima, le camicie di lino.
Il solo altare è nel buio della sagrestia
Com’è il vuoto che definisce la funzione del vaso.

Nella mia casa puoi accedere con una porta girevole.

Ma l’unica condizione che permane è la solitudine
Senza camere, telecamere, Tiresie.
È lì che siamo noi,
Con la tuta d’acetato delle medie
I capelli da lavare
Il lavandino occluso dai resti della cena della scorsa settimana
La postura vinta dalla gravità.
Se resisterai la moderna tentazione
Di immaginarti il protagonista di una commedia post-romantica
Se rinuncerai a qualsiasi illusione di riscatto terrestre o celestiale
Su quella sedia di fòrmica,
Guardando le incrostazioni sul tavolo
L’epifania che subirai lì,
Quel Nirvana domestico
E il sorriso che ne deriverà
Il tuo sorriso
Sarà l’unico sorriso vero.

La grazia è a esclusivo appannaggio del rinoceronte che muove solo nella savana.

Nella mia casa puoi accedere con una porta girevole.
La riconosci dalla scritta su ambo i lati:

Uscita.